La giuria italo-americana di giornalisti e critici enogastronomici riunita a New York lo scorso 24 giugno non ha avuto dubbi: il #primodimanhattan è il piatto di Massimo Sola, chef e patron del ristorante Mamo a Soho. Una “quasi carbonara”, un piatto semplice e di grande tecnica, si è aggiudicato il premio della prima edizione del Primo di Manhattan ideato dal Pastificio Di Martino di Gragnano per eleggere il miglior piatto di pasta a New York con la collaborazione dell’Italian Association of New York Chefs (AICNY).
La competizione, ideata e fortemente voluta da Giuseppe Di Martino, amministratore delegato del Gruppo Di Martino, ha visto la partecipazione di oltre 70 cuochi italiani che lavorano a NYC, con le relative ricette. L’imprenditore ha annunciato la volontà di estendere il premio anche in altre città degli USA come Chicago e San Francisco. Tra i 10 finalisti si è imposto il piatto di Sola, chef del Mamo Restaurant, ex Eataly Roma, stella Michelin con i Quattro Mori. Il cuoco si aggiudica un premio di 5000 dollari, una giacca da chef, una padella professionale Pentole Agnelli con incisa la propria firma ma soprattutto un viaggio per due persone a Gragnano, la città della pasta, per conoscere da vicino la grande storia della pasta Igp Di Martino. Il vincitore sarà inoltre relatore alla prossima edizione del Congresso gastronomico Le Strade della Mozzarella.
La finale si è svolta al ristorante Ribalta, vera e propria ambasciata del Made in Italy a New York, regno indiscusso dello chef Pasquale Cozzolino che propone il miglior spaghetto al pomodoro della città, secondo il New York Magazine. In gara dieci ricette di tutto rispetto e modi non banali di interpretare la pasta, piatto icona dell’italianità. Freschezza, capacità di abbinare nuovi ingredienti e buona tecnica sono stati gli elementi su cui si è giocata la sfida finale. Al secondo posto si è classificato lo chef Vincenzo Garofalo del ristorante cult Le Cirque, con “spaghetti con limone, gamberi rossi, liquirizia e menta fresca”; al terzo posto Matteo Bergamini del ristorante Black Barn con “Linguine affumicate al legno di melo, datterino alla brace, vongole, olio evo”.
Il quadro della cucina italiana a New York che emerge dalla competizione è sorprendente e positivo: sono sempre più numerosi i bravi cuochi che sbarcano nella Grande Mela con un bagaglio di tecnica, tradizione e conoscenza delle eccellenze gastronomiche. La competizione rivela anche le tendenze dell’italian fine dining a New York: innanzitutto la predilezione per la pasta lunga preferita da nove chef su dieci; quindi la scelta di prodotti ittici come elemento base per cucinare la pasta. I cuochi in gara sono tutti italiani ma vivono e lavorano a New York e fanno parte dell’Associazione Italiana Chef di New York – AICNY sotto la guida del Presidente, lo chef Massimo Carbone. L’AICNY mette insieme circa 200 cuochi italiani con l’obiettivo di promuovere la cultura della cucina italiana nel mondo e sostenere l’impegno dei cuochi del Belpaese. La giuria internazionale è stata composta da grandi firme della gastronomia internazionale capitanata da Giuseppe Di Martino, amministratore delegato del Gruppo di Martino: autorevoli critici e food journalist americani come John Mariani, Channally Philipp, Peter Smith e Carole Acunto, ed una delegazione di esperti e giornalisti nazionali come i giornalisti Luciano Pignataro ed Eleonora Cozzella e la cuoca e scrittrice Faith Willinger.